Tosca è uno dei lavori più recenti della drammaturga slovena Jana Pavlič, già presentato in diversi festival europei e ora approdato sulle tavole del Sannazaro di Napoli in prima rappresentazione nazionale con la regia di Matej Filipčič. Proposto in lingua originale con sopratitoli in italiano, l’atto unico è incentrato su un’affascinante figura femminile: una diva teatrale che intrattiene un rapporto di simbiosi e quasi di identificazione con il ruolo di Tosca, e che concentra in sé tratti e reminiscenze di memorabili interpreti del personaggio sia nel teatro recitato (Sarah Bernhard nel dramma di Sardou), sia sulle scene musicali (Maria Callas nell’opera di Puccini).
Da un monologo visionario, che procede per frammenti e suggestioni più che per concatenazioni logiche, scaturisce il ritratto cangiante di una donna volitiva e dolente, consapevole della propria capacità di attrarre e di irretire ma inquieta al pensiero della fragilità del fascino e della bellezza. Incantatrice algida e spietata, la diva è vittima del suo declino, giacché nel pieno fulgore della potenza ammaliatrice si scorgono già i segni di un’eclissi incipiente.
L’eccezionalità del suo destino è rimarcata da una piattaforma circolare girevole che occupa gran parte dello spazio scenico e che evoca un camerino per mezzo di pochi elementi essenziali (un tavolino, uno specchio-orologio). La protagonista accede con guardinga cautela a questo spazio delimitato e protetto, “teatro” di un’irriducibile alterità e laboratorio ideale di un’introspezione lucida e serrata, che la rotazione asseconda con il continuo mutamento del punto di osservazione. La donna è isolata e quasi esiliata in un luogo psichico distante, intrappolata in un eterno presente della coscienza che fonde e confonde il trionfo e la decadenza, l’esaltazione e il presagio della fine. E l’autoanalisi è talmente spietata da produrre uno sdoppiamento: in diversi momenti della breve pièce, Jožica Avbelj, elegantissima attrice di parola, viene sostituita o affiancata da Mirjam Tola, soprano che ha interpretato più volte il ruolo di Tosca nel teatro d’opera. L’una osserva l’altra nell’atto del canto: un canto che prima è mero fantasma essiccato nel gesto, e che solo alla fine risuona davvero, quasi a sciogliere nella malia del suono il mistero di un inestricabile intreccio tra vita e scena, tra interprete e personaggio. Nei momenti conclusivi della rappresentazione, la scissione dell’io sembra ricomporsi nel dolcissimo abbraccio finale/fatale delle due incarnazioni della diva.
Teatro Sannazaro - Napoli, 18 giugno 2009
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